Bonsai

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La cura di un bonsai spesso sembra essere un “affare di Stato”. Esistono un’infinità di guide fai da te e spesso ci facciamo condizionare da consigli non adeguati portando solo a risultati mediocri e alcune volte disastrosi.

Il nostro consiglio? Fatti guidare sempre da professionisti del settore.

Da cosa nasce la complessità nella gestione dei bonsai? Senza scendere nell’aspetto della tradizione e della sensibilità estetica, i bonsai hanno delle “difficoltà” tecniche nella loro gestione dovute essenzialmente alla ridotta dimensione di vaso e radici.

Poco vaso, poca terra, poco margine di errore quando effettuiamo annaffiature, concimazioni e rinvasi, dato che le radici sono inevitabilmente più esposte e più sensibili agli agenti esterni.

Siamo qui perciò per darti qualche consiglio utile e aiutarti con la pratica. E con un pizzico di passione e pazienza otterrai risultati grandiosi.

Bonsai
Bonsai di Ficus ginseng

I bonsai sono piante da interno?

Partiamo dalle tipologie di bonsai e dalla posizione che devono assumere.

Le specie più comuni in commercio sono le più resistenti: ficus, olmo, serissa e carmona. Questi sono tutti bonsai denominati “da interno”. Nella nostra città invece andrebbero poste in primavera-estate-autunno preferibilmente all’esterno e all’ombra.

In inverno potremo ripararle all’interno prestando sempre attenzione ad evitare la vicinanza dei termosifoni o l’esposizione ai raggi solari filtrati dai vetri delle finestre e soprattutto lontani dai vapori grassi di una cucina.

Questo è molto facile da comprendere se riflettiamo sulla natura dei bonsai: anche se piccolini, sono sempre alberi, e necessitano quindi di buon ricambio d’aria e luce naturale.

Trovato un posto ideale per il benessere di queste delicate piantine, magari su un balcone ombreggiato oppure all’ombra di qualche pianta più grande (che eviti loro il sole nelle ore centrali della giornata), arriva il momento di provvedere anche alla loro crescita sana e vigorosa.

Come rinvasarli

Il secondo passo, decisamente più “tecnico” sarà quello di sostituire il substrato nel quale la nostra piantina affonda le radici e dal quale assorbe nutrimento. Questa operazione, a volte pericolosa se effettuata nei periodi e nei modi sbagliati, si rende necessaria soprattutto se, come spesso succede, la terra appare compatta e argillosa.

Se il vostro bonsai non proviene da un vivaio è probabile che sia stato coltivato in un substrato formato da argilla.

Questo succede soprattutto sulle piantine “economiche” della grande distribuzione, per permettere lo stoccaggio e il facile trasporto delle piante: l’argilla aiuta a mantenere le radici al fresco e fa sopportare alla pianta i lunghi spostamenti.

Tuttavia, sul lungo periodo, esso non è assolutamente il substrato adatto per coltivazioni di questo tipo, dato che non conserva sostanze nutritive ed ha una pessima gestione dell’acqua. L’argilla infatti con l’apporto di acqua non fa altro che indurirsi, gonfiandosi fino ad occupare tutti gli spazi liberi. La radice a questo punto non ha più ossigeno, e soffoca lentamente.

Dobbiamo quindi provvedere al rinvaso ed alla sostituzione del substrato con uno adeguato, formato da torba, materiale organico e una parte di inerti, come sabbia, pomice o pietrisco, che aiutano nella gestione dell’acqua.

È un’operazione che va eseguita con attenzione, cura e nei tempi giusti.

Questo serve per non danneggiare le radici. Al rinvaso in base alla varietà del bonsai si associa la pratica di “pettinare le radici“.

Pettinare le radici significa operare con un bastoncino sottile che va inserito tra le radici rimuovendo il substrato non idoneo.

Mediamente il rinvaso del bonsai va effettuato ogni due o tre anni. Questo garantisce un continuo ricambio di sostanze nutritive e per “rimettere in ordine” la parte radicale dell’albero.

Il bonsai, rispetto ad altre piante, ha necessità di proporzionare le radici alla chioma, tagliando la parte in eccesso delle radici stesse. Infatti, per natura, le piante hanno tanta chioma quante radici;

Per mantenere la chioma del nostro bonsai minuta, dobbiamo quindi, prima o poi, intervenire anche sulle radici. L’operazione, inoltre, stimola la produzione di capillari freschi, più giovani, che porteranno al rinnovo della pianta. Anche per questa operazione raccomandiamo di prestare massima cautela, e di rivolgersi ad un esperto, per non danneggiare la pianta in modo irreparabile.

L’operazione successiva è posizionare la pianta nel nuovo vaso. Il primo stato di terra va posizionato nel vaso prima di rimetterci la pianta. Creare una piccola montagnetta al centro può aiutare a distribuire le radici in modo che si allarghino in tutta la grandezza del vaso, facendo sì che abbiano spazio per crescere e nutrirsi.

Anche in questo caso si lavora con piccoli attrezzi, per evitare accavallamenti. A questo punto si aggiunge lentamente altro terriccio facendo in modo che la terra fresca e sciolta si depositi tra le diverse radici. In questo modo si evitano intrecci che soffocano la pianta.

L’ultima operazione è l’annaffiatura, che va eseguita lentamente, con un getto morbido. La prima bagnatura abbasserà il livello della terra, perché la fa scendere negli spazi ancora liberi. Aggiungeremo quindi un altro leggero strato di terriccio dove serve.

Bonsai di Bougainvillea

La potatura del bonsai

Le operazioni di potatura e “filatura dei rami”, sono quelle in cui più delle altre si nota la sensibilità artistica del bonsaista. Non sono operazioni automatiche, ma vanno studiate caso per caso. La bellezza di un bonsai, oltre ad essere estetica, è basata anche su un sentimento “filosofico”: è il far propria una pianta, crescere insieme a lei e studiarne di volta in volta le proporzioni, il movimento, la crescita.

Vivere con un bonsai è un’esperienza totalizzante ed appagante.

Le forme classiche dei bonsai sono diverse, alcune semplici e più facili da gestire anche per i meno esperti. Altre sono molto complesse e richiedono anni di lavoro per essere completate con l’utilizzo di strumenti appositi, come fili metallici o, nella tradizione, lenze e piombini.

Durante l’inclinazione dei rami va sempre rispettata la loro natura e la loro crescita, seguendo i percorsi della linfa e garantendo la corretta aerazione di tutta la chioma.

La durata e l’importanza di questa operazione dipende dal tipo di pianta scelta. Per un olivo o un acero bastano anche pochi mesi in posizione, mentre altre essenze, come ad esempio il ginepro, richiedono molto più tempo perché più resistenti ai cambiamenti.

Se hai bisogno di informazioni o supporto, non esitare a contattarci.