Le orchidee

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Le Orchidee sono tra le famiglie botaniche più numerose e sicuramente più affascinanti esistenti. La coltivazione domestica di queste meraviglie spesso incoraggia diversi dubbi ed incertezze.

Tuttavia, basterà tenere presenti delle linee guida generali per ottenere grandi risultati in poco tempo.

Distinguiamo le orchidee

A livello prettamente botanico le orchidee si distinguono in:

  • Epifite, quelle che crescono su alberi e arbusti, senza quindi avere radici ancorate a terra. Sono quelle che hanno i fiori più appariscenti e colorati;
  • Terricole, quelle che crescono piantate nel terreno. Più insolite e caratteristiche delle “cugine” epifite ed altrettanto affascinanti.

È importante saperle distinguere perché i due gruppi hanno bisogno di cure differenti.

Le orchidee terricole sono in prevalenza erbacee perenni che crescono al livello del suolo; hanno un tubero alla base e radici carnose. Tra quelle più diffuse in commercio troviamo le Paphiopedilum, disponibili in molti ibridi di facile coltivazione.

Le orchidee epifite in natura crescono ancorate alle giunzioni dei rami degli alberi e ricavano umidità e sostanze nutritive dai materiali vegetali che si depositano nell’incavo che le ospita. Sono quasi tutte di origine tropicale o subtropicale, e questo spiega le loro esigenze termiche.

Queste orchidee hanno per lo più degli pseudobulbi alla base degli steli, che servono a conservare umidità e nutrimento. Le radici sono in genere carnose e spesse, e servono alla pianta per ancorarsi all’albero che la ospita. 

Le varietà di orchidee epifite adatte alla coltivazione domestica sono molte, le più conosciute sono: Cattleya, Cymbidium, Dendrobium, Miltonia, Vanda e la più nota e diffusa la Phalaenopsis.

L’esposizione dell’orchidea

Le orchidee in genere non amano essere esposte alla luce diretta del sole, ma hanno al contempo bisogno di una buona luminosità generale. Puoi ad esempio posizionarle dietro un davanzale con una tenda leggera.

Evita però che si trovino in mezzo a correnti d’aria fredda: se apri spesso la finestra per arieggiare fai in modo che l’orchidea sia in una posizione protetta.

Alcune varietà puoi portarle all’esterno durante l’estate, come la cattleya o coltivarle direttamente in giardino, come il cymbidium. Verifica però sempre che le temperature notturne non siano eccessivamente fredde quando le porti fuori in primavera. Riportale all’interno in modo graduale in autunno.

Durante la nostra calda estate presta attenzione sempre all’irrigazione ed evita esposizioni al sole.

È diffusa l’idea che serva necessariamente un vaso trasparente per coltivare le orchidee, ma questo non è sempre vero. Se l’ambiente in cui posizioni le tue orchidee è abbastanza luminoso puoi tranquillamente utilizzare vasi o coprivasi opachi o colorati.

Il vaso trasparente ti aiuterà solamente nel caso di condizioni luminose leggermente sfavorevoli.

Coppia di orchidee phalaenopsis in vaso ceramica
Coppia di orchidee phalaenopsis in vaso ceramica

Annaffiatura e umidità dell’aria

Il livello di umidità è fondamentale per le orchidee, soprattutto per le varietà epifite. In natura queste hanno un ciclo asciutto-bagnato che è determinato dal clima tropicale delle regioni di origine, perciò riposano nel periodo asciutto per riprendere a vegetare nella stagione delle piogge. 

Oltre alla bagnatura del substrato devi quindi assicurarti che ci sia sempre un certo livello di umidità nell’aria. Posiziona l’orchidea lontano da termosifoni, stufe o camini, ed evita anche le stanze troppo climatizzate in estate. Tutto ciò che secca l’aria potrebbe provocare stress e danni.

Puoi aiutarti in caso di aria secca con un piccolo trucchetto: posiziona un sottovaso con uno strato sottile di argilla espansa e bagna con poca acqua. L’acqua deve restare al di sotto dell’altezza delle palline di argilla. Posizionando il vaso della tua orchidea su questo sottovaso le garantirai quel giusto grado di umidità dovuta all’evaporazione dell’acqua sottostante, evitando al contempo che le radici siano sempre zuppe e possano marcire.

Quando devi annaffiare l’orchidea puoi scegliere diversi metodi.

  • Bagnare il substrato (mai foglie o fiori!) sotto il getto morbido del rubinetto, farla scolare e poi rimetterla al suo posto;
  • Mettere l’acqua nel sottovaso, ma consigliamo in questo caso di prestare attenzione a non lasciarle le radici a bagno troppo tempo, perché potrebbero marcire o potrebbero esserci problemi fungini per l’eccesso di umidità;
  • Bagnare con un getto morbido d’acqua lungo il bordo interno del vaso, rimuovendo gli eccessi che fuoriescono nel sottovaso.

L’importante è trovare il giusto ritmo di bagnatura, cosa che dipende dalla stagione e dalle particolarità climatiche della tua casa.

In genere, si può seguire il seguente schema:

  • Annaffiatura maggiore:
    • con forte luminosità e temperature in aumento (primavera-estate);
    • con aria secca o aerazione forte;
    • quando la pianta è in vegetazione e presenta molte foglie;
    • nel caso di substrato molto drenante;
    • nel caso di vaso piccolo o in terracotta.
  • Annaffiatura minore:
    • con luminosità bassa e temperature in calo (autunno-inverno);
    • con umidità alta o scarsa ventilazione;
    • quando la pianta è in fase di riposo;
    • nel caso di substrato che trattenga l’acqua;
    • nel caso di vaso in plastica o di vaso capiente;
    • nelle prime settimane dopo un rinvaso.

Nelle nostre zone climatiche consigliamo di evitare la vaporizzazione delle foglie. Si tratta di una procedura utilizzata per aumentare l’umidità dell’aria, ma nella nostra zona non solo non è necessaria ma può essere dannosa: un eccesso di acqua sulle foglie o nell’ascella fogliare può facilmente portare a marciumi e funghi.

La concimazione delle orchidee

Per le orchidee coltivate in casa è importante una concimazione regolare, ma serve soprattutto quella del periodo primaverile, scegliendo un tipo con maggior apporto di potassio, per favorire la fioritura. La necessità di concimare è sempre maggiore se decidi di coltivare la tua orchidea nella sola corteccia (bark), mentre sarà inferiore se utilizzerai un substrato composito con sfagno o torba. 

Le diverse varietà, inoltre, hanno bisogni diversi in fatto di concimi: il Cymbidium e la Vanda ad esempio sono varietà che richiedono concime in maniera regolare, mentre il Paphiopedilum ne ha meno necessità.

Dendrobium in fioritura
Dendrobium in fioritura

Quando effettuare il rinvaso di un’orchidea

Il rinvaso di un’orchidea deve avvenire solo quando il vaso risulta troppo piccolo per la dimensione raggiunta dalla pianta oppure quando il substrato si deteriora e non assicura più sufficiente areazione alle radici; ad esempio se è troppo decomposto trattiene troppo l’umidità, restando sempre inzuppato. 

Puoi capire facilmente se il vaso è diventato troppo piccolo guardando il comportamento delle radici. Una volta raggiunta la crescita massima possibile nel contenitore attuale esse inizieranno a crescere avvolgendosi l’una sull’altra nella parte bassa, creando quello che si chiama “callo radicale“. Questo andrà aperto con attenzione e delicatezza prima di posizionare l’orchidea nel nuovo vaso 

Consigliamo di effettuare il rinvaso sempre dopo che è terminata la fioritura, in modo da non stressare la pianta.

Cosa fare dopo la fioritura dell’orchidea?

Un ultimo aspetto importante, soprattutto nel caso delle Phalaenopsis, è la corretta gestione dei fiori appassiti

Ti consigliamo di recidere alla base i tralci floreali non appena appassiti (quando cambiano colore da verde, al giallo o al marroncino).

In questo modo eviterai un inutile dispendio di energie da parte della pianta. Nel caso in cui, invece, una volta seccati i fiori il tralcio rimanga verde, potrai lasciarlo attaccato alla pianta madre, così da attendere la formazione, di nuove foglie e radici aeree e da far crescere la tua orchidea.

Se hai bisogno di informazioni o supporto, non esitare a contattarci.